La collezionista Marina Balsàno lancia un progetto per creare collezioni di sculture gioiello indossabili. Con profondi risvolti etici e sociali
Storicamente, dopo un periodo di sconvolgimenti anche drammatici, come una guerra mondiale – o, per agganciarci all’attualità – una pandemia, l’umanità sente il bisogno di cercare la bellezza. Nel 1919, dopo le distruzioni della Prima Guerra Mondiale, in Germania nacque il Bauhaus, struttura di riferimento per tutti i movimenti d’innovazione nel campo del design e dell’architettura. Per avvicinarci all’oggetto che qui trattiamo, il gioiello che diventa opere d’arte, sul finire degli anni Quaranta – e quindi dopo un’altra Guerra Mondiale, la seconda – a Roma emerse la figura di Mario Masenza, orafo che stabilì collaborazioni con grandi artisti, da Afro a Turcato, per ideare gioielli che poi trasformava in vere e proprie sculture indossabili.
Oggi il mondo esce – gli scongiuri sono ammessi – dalla terribile pandemia da Covid, ed il bisogno di bellezza torna a farsi forte. E a Roma si riconfigura attorno alla stessa idea di “sculture indossabili” con il progetto Alveare di Artemide, lanciato da Marina Balsàno, un esperto di diritto parlamentare e collezionista di sculture-gioiello. Che fin dal germogliare della sua idea vuole assegnarle anche una valenza sociale. Trasformare le sculture-gioiello in veri e propri messaggi viventi in chi le indossa. Con l’attenzione rivolta a guerre, pandemie, violazioni dei diritti degli esseri umani e del nostro stesso Pianeta...
Post recenti
Mostra tuttiArtribune: NO BOMB: le sculture-gioiello dell’artista Paola Gandolfi contro le violenze della guerra
LA COLLEZIONE, CREATA PER ALVEARE DI ARTEMIDE IN COLLABORAZIONE CON IL LABORATORIO DI ORAFE LE SIBILLE, VUOLE GRIDARE IL DISSENSO NEI...
Comments